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Storia, arte, tradizione
e pietà popolare nei riti Quaresimali e nei riti della Settimana Santa
Molte cittadine centro-settentrionali italiane,
conservano manifestazioni popolari tradizionali in costume con
personaggi e figure emblematiche: il tutto come retaggio
storico-culturale di un'epoca storica che molto poco ha interessato il
meridione italiano: l'Epoca dei Comuni.
Le espressioni popolari del passato belvederese giunte sino a noi,
sono tutta una serie di manifestazioni religiose classificabili sotto il
termine di "pietà popolare" che, partendo dal “Pio Esercizio della
Via
Crucis in tempo di Quaresima”, raggiungono la massima espressione
durante la Settimana Santa. Questa, liturgicamente, è la settimana più
importante dell'anno ed è detta comunemente "Santa" per i grandi Misteri
che in essa si commemorano: l'istituzione dell'Eucaristia, la Passione e
la Morte del Signore nostro Gesù Cristo e la sua gloriosa Risurrezione.

Tra gli
elementi artistici della pietà popolare di Belvedere Marittimo degni di
nota, vi sono sei
statue in cartapesta di scuola leccese (XVII sec.)
utilizzate per la tradizionale processione dei Misteri.
La cartapesta fu considerata spesso un
arte ‘minore’
probabilmente a causa della semplicità dei materiali utilizzati e delle
tecniche necessarie a produrla e indicata come subalterna alle altre
arti plastiche in quanto impiegata per l’elaborazione di bozzetti o
apparati provvisori. E’ un materiale costituito da acqua, carta, gesso e
colla, ottenuto grazie ad un processo di macerazione della carta in
acqua e con l’aggiunta, a volte, di tele di lino o farina per aumentare
lo spessore e rendere più solida la struttura della cartapesta. Le colle
utilizzate possono essere di vario tipo: la cola vinilica, la colla di
pesce in scaglie o in polvere e la colla di farina. La cartapesta venne impiegata già a partire dal
Rinascimento,
ma conobbe maggior fortuna tra il XVII e il XVIII secolo
durante lo sviluppo dell’arte barocca della Controriforma, quando
cominciarono ad essere realizzate opere ottenute con la lavorazione a
strati della cartapesta.
La prima fase del procedimento era rappresentata dalla realizzazione
di un modello in argilla sul quale veniva effettuata una colata di gesso
per ottenere il negativo del calco all’interno del quale applicare le
strisce di carta imbevute in acqua e colla facendole aderire al modello.
Dopo molte ore necessarie all’asciugatura, si staccava il lavoro di
cartapesta, lo si levigava con della carta vetrata e si procedeva quindi
alla decorazione pittorica con colori acrilici o a tempera. Alla fine si
concludeva la lavorazione con uno strato di vernice lucida per
proteggere l’opera. La cartapesta è stata nei secoli simbolo della tradizione popolare,
il termine stesso ha insito il senso dell’effimero, cioè di qualcosa di
precario che con poco può essere distrutto, tuttavia è anche sinonimo di
festa, basti pensare al carnevale o al teatro momento di festa per tutto
il Rinascimento ed il Barocco.
Non si può nascondere però che sono state proprio la devozione
popolare e il forte senso di religiosità a portare questo materiale
nelle solenni processioni religiose e che proprio all’arte sacra si sono
dedicati molti artisti affrontando le tematiche più importanti della
Sacra Scrittura e realizzando così una sorta di “bibliapauperum”.
Fu così che già a partire dal Rinascimento la cartapesta fu usata
per realizzare statue sacre o da presepe e la diffusione del fenomeno
passò ben presto dall’ambito fiorentino, senese e veneziano, all’Italia
meridionale soprattutto in Campania, nel leccese e nel salento come
testimonia la bellezza delle innumerevoli opere conservate nelle chiese
di Brindisi e Lecce.
Numerosi documenti rivelano che il ruolo svolto dalle confraternite,
nella committenza di tali opere, fosse rilevante e anche se, dettate da
esigenze di tipo devozionale o da motivazioni di prestigio, piuttosto
che da scelte culturali, tali committenze sono quasi sempre
testimonianze del livello e del gusto artistico di quell’epoca e
rappresentano una consistente fetta del patrimonio architettonico,
pittorico, lapideo e scultoreo. Le confraternite, a gara tra loro, sovente interrompevano i rapporti
di collaborazione, finendo col dotarsi del necessario arredo sacro per
assolvere autonomamente ai compiti della congrega nei servizi di culto.
Sappiamo, inoltre, che ogni qualvolta venivano apportate
modifiche alle
statue di proprietà della confraternita si riteneva
necessario verbalizzarlo nei
Registri
per “i posteri confratelli”.

Considerando che la
tradizione popolare, laddove non diventi tradizionalismo (e leda la
dignità di Dio e dell'uomo), è praticamente la cultura stessa di un
popolo, si può affermare che, nell'ambito geografico del meridione
italiano si trovano spesso particolari espressioni di devozione in
cui il popolo si riconosce e nelle quali si concentra e vive una ricerca
di Dio e della fede, con tratti specifici e propri della nostra cultura
(dai Documenti del Sinodo Diocesano). La Chiesa Cattolica è solita
annoverare tali forme di "pietà popolare" in quelli che sono meglio
definiti come "gli altri atti di culto".
La pietà popolare, con i suoi sentimenti e le sue manifestazioni
tradizionali, costituisce un modo di vivere la propria fede da parte di
molti fedeli, ma è anche e soprattutto, ricerca ed esperienza del
mistero di Dio. Essa assume svariate forme personali e comunitarie tra
cui l'esercizio della Via Crucis (dal Documento Sinodale del I°
Sinodo Diocesano di San Marco Argentano - Scalea): in particolare a
Belvedere Marittimo l'espressione più viva degli "altri atti di culto" è
certamente quella che si lega alla tradizione popolare nell’esercizio
della Via Crucis in tempo di Quaresima e nei riti della Settimana Santa.
Prendendo spunto da quanto indicato nel Documento Sinodale del I°
Sinodo Diocesano di San Marco Argentano - Scalea, secondo cui è
necessario rinnovare le forme della pietà popolare armonizzandole con la
vita liturgica della Chiesa, il presente contributo si pone, senza
alcuna particolare pretesa, come tentativo di valutazione dei riti
belvederesi della Settimana Santa, purificandoli da elementi estranei
al cristianesimo ed arricchendoli di valori evangelici ed ecclesiali in
modo da contribuire alla maturità della vita dei fedeli e all'impegno
nell'evangelizzazione.
Le pagine presenti, nascono anche con l'intento di diventare
strumento per la comprensione delle varie celebrazioni della Settimana
Santa di Belvedere Marittimo, oltre ad essere un mezzo per tutti coloro
che vogliono conoscere un po' meglio gli aspetti della tradizione e
della "pietà popolare" della nostra cittadina.
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